Potrò andare avanti lavorando “da remoto” nelle prossime settimane?
Il lavoro agile o lo smart working, è diventato la norma per milioni di lavoratori durante questo lockdown, almeno per alcuni giorni a settimana. Quello che prima era un mezzo per lavorare usato dalle grandi aziende in poche settimane è diventato la norma di uffici, Pubbliche amministrazioni e Pmi.
La Fase 2 sta prolungando la durata dello smart working, di cui il decreto Cura Italia aveva appunto raccomandato il massimo utilizzo. Adesso, il decreto Rilancio in approvazione del Consiglio dei ministri dovrebbe trasformare lo smart working in un diritto per i genitori lavoratori del privato con figli under 14. Questo significa che fino al 31 luglio, data che dovrebbe segnare la fine dello stato di emergenza per il Covid-19, i dipendenti di aziende private con figli under 14 anni d’età avranno diritto allo smart working anche senza gli accordi individuali previsti dalla legge 81/2017. A condizione che questo modo sia compatibile con il loro lavoro.
Con questo modalità, il numero di lavoratori in smart working potrebbe salire fino ai 6 o agli 8 milioni, tra il pubblico e il privato. Prima della pandemia Covid-19, secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, erano solo 700mila le persone in smart working. Per quanto riguarda la strumentazione, non è chiaro. Nel Faq sul sito del governo, da una parte si legge che i datori di lavoro non sono tenuti a fornirla: i lavoratori possono adoperare i propri supporti informatici. Dall’altra viene ribadito che l’ditta o l’Amministrazione deve «adottare ogni misura organizzativa e gestionale per assicurare lo svolgimento in via ordinaria delle prestazioni lavorative in modalità agile». In cui rientrano i computer e affini. Il decreto Rilancio dovrebbe dare il via libera all’uso dei propri supporti.
Infine, tuttavia le riaperture previste dal 18 maggio, il lavoro agile rimarrà la modalità privilegiata per tutti quelli che possono adottarla, previo accordo con i propri datori di lavoro e rispetto delle distanze di sicurezza e all’obbligo di indossare i dispositivi di protezione.